D A N C E • V I S U A L • U R B A N A R T
I N N P R O G R E S S C O L L E C T I V E
ÓSEMÁN | il cielo
produzione
“I sogni non vogliono farvi dormire, al contrario, vogliono svegliare.” René Magritte
In un tempo immaginario, tra il crepuscolo e la notte, nella brezza estiva, lo sguardo si muove percorrendo linee e forme di una piazza all’italiana di cui ne cattura sinestetticamente odori e voci, cogliendone la bellezza in un flusso emotivo ininterrotto. Ma quando lo sguardo si ferma e, distolto dall’arte, pone la sua attenzione altrove, l’unicità e la totalità dell’esperienza si dissolve. Il tempo si ferma, ci si sveglia dal sogno e tutto diventa frammentario.
Lo sguardo non è più in grado di cogliere ciò che nella realtà è sorprendente e straordinario, diviene paradossalmente incapace di vedere.
Cogliere lo straordinario, il surreale, nella realtà è il compito dell’artista: grazie a questa sua prerogativa il mondo può divenire ciò che non è (come la pipa di Magritte) e la trama della realtà si apre e noi riusciamo a penetrarla e a capovolgerla e dopo averla capovolta aneliamo a volare su di essa, per poterla guardare dall’alto, come gli amanti di Chagall.
La poetica delle opere di Magritte e Chagall ispirano ÓSEMÁN, che in persiano vuol dire “il cielo”, uno spettacolo che nasce da una riflessione sulla luna blu, lo straordinario accadimento astronomico durante il quale si assiste al sorgere di due lune piene nell’arco di un solo mese. Alcuni incontri nella vita sono rari quanto la luna blu, e straordinaria è allo stesso modo la capacità degli esseri umani di provare un amore che sia puro ed incondizionato, frutto di una scelta libera, incurante delle rinunce o delle circostanze imposte dal destino. Un amore che per la maggior parte del tempo fluttua sulle nostre teste e che qualche volta, per caso, ci capita di vedere quando alziamo gli occhi al cielo. Un amore che è come una nuvola, che rincorriamo e tentiamo di afferrare o anche solo di toccare con un dito.
E così in ÓSEMÁN, la danza diventa a tratti docile e a tratti irruente, proprio come la nostra corsa dietro alla nuvola che si adegua ai percorsi e a i mondi da attraversare; il suo linguaggio fatto di piccoli movimenti e gesti, minuziosi dettagli e sfumature che hanno dello straordinario diviene eloquente e coglie in una esperienza unica il romanticismo e il sapore amaro dell’oblio.
ÓSEMÁN racconta un momento in cui l'amore ci chiama a danzare, pullulanti, caldi, violenti e audaci, sotto un cielo in tempesta.
- cosa ne dici se camminiamo, verso su, un po' più in là, guarda...lì a destra... -
- sono un po' stanco stasera -
- dai, passeggiamo con calma, siamo insieme, è una serata bellissima, dopo il caldo della giornata lassù nella piazza c'è vento, c'è la vita, e poi questa sera c'è la luna blu. Ti chiedo solo una cosa –
- cosa? -
- ricordiamoci di questa sera -
coreografia e regia Afshin Varjavandi
danzatori performer Luca Calderini, Mattia Maiotti, Jenny Mattaioli, Elia Pangaro, Debora Renzi
disegno luci Fabio Galeotti
suono Nicola Fumo Frattegiani
foto Costanza Coloni
ringraziamenti centroDanza spazio performativo - LaMaMa Umbria International - LaMaMa etc. NY=
durata 43’ - teatro danza urbano - danze urbane - contemporaneo
La Tua guancia dall’ambrata peluria
E’ sbocciato un bocciolo, rosa su rosa,
tulipano su tulipano, profumo su profumo.
Il Tuo amore, il mio triste cuore,
l’ha intessuto nella stoffa dell’anima mia,
filo a filo, corda a corda,
trama a trama, ago ad ago.
Entro il suo cuore ha vagato Tahirih
E non ha visto che Te
In ogni pagina, in ogni recesso,
in ogni velo, in ogni piega.”
Tahirih poetessa mistica persiana
“Se mai mi accadrà di scorgerTi
Faccia a faccia, volto a volto
Narrerò il dolore di Te
Punto per punto, capello per capello.
Per vedere la Tua guancia
Ho percorso come lo zèffiro
Ogni casa, ogni porta.
Per il dolore della separazione
Mi esce dagli occhi il sangue del cuore
A fiumi, a mari,
a fontane, a ruscelli.
Intorno alla Tua piccola bocca